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cima a fondo, e sopratutto i fogli che riguardavano lui solo, dalla nascita in su, e lui con la bella mammina, lui con la barbaresca Annarosa, lui col cane. Presto quindi lo chiuse, porgendo ascolto alle chiacchiere della signorina.
Adesso la signorina parlava male di Annarosa.
— Io non capisco come la principessa la sopporti: eppure se la porta sempre appresso come una reliquia, e dà più ascolto a lei che al Dottore.
— È questione di fedeltà. Annarosa oramai è come una persona di famiglia.
— Dica pure come una bestia di famiglia.
— E io glielo vado a dire — intervenne di nuovo appassionato e franco il signorino.
Ma la nonna lo istruì:
— Tu non andrai a dir niente a nessuno. Quello che senti dire da me, e dalle persone che parlano con me, è tuo dovere di non riferirlo agli altri. I bambini bene educati non vanno a ripetere le cose delle quali si parla davanti a loro dalle persone grandi.
Egli però la fissava serio, quasi severo.
— Ed io glielo vado a dire lo stesso, ad Annarosa.