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Solo quando fu lavato, incipriato e fasciato, il bambino cominciò a lamentarsi con uno stridìo rauco che ad Alys parve quello di un animaletto. Anche lei si lamentò, allora, ad occhi chiusi, bianca e fredda.
— Portatelo via, portatelo via — disse.
Lo portarono via. La balia era già pronta, la culla calda. A tutto la nonna aveva provveduto; e fu lei che portò via il bambino; ma il lamento, e il comando della nipote l’accompagnarono con un’eco di angoscia mortale. «Bisogna riportarle il bambino; farglielo vedere e toccare, altrimenti è un disastro» diceva a sé stessa. Però aveva paura di lasciare il neonato in mani di un’estranea, quasi una minaccia di pericolo gravasse anche su di lui: e fu un silenzioso andare e venire, dalla madre al figlio, finché entrambi non furono sistemati e si assopirono dello stesso sonno stanco di emozioni e di fatica.
Il principe, che andava anche lui come una spola dalla camera della moglie a quella del figlio, mise allora la mano sulla spalla della nonna e le disse con dolcezza:
— Vada a riposarsi, la prego. Tutto va otti-