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la principessa doveva mordersi la lingua, come una martire, per non perdere una stilla del suo dolore.
*
Il principe si affacciò di nuovo all’uscio del salone, e nell’accorgersi dell’assenza della levatrice fissò Annarosa, con gli occhi sprizzanti una luce smeraldina di spavento e di speranza. E rimase lì, fermo come un ritratto nella cornice dell’uscio, con lo sfondo del salone alle sue spalle e la figura del Dottore sfumata nella penombra, finché la nonna non riapparve dalla parte opposta.
— È fatto — ella disse sottovoce.
Un arco di luce unì i suoi agli occhi del principe. Per la prima volta egli sentì di voler bene alla vecchia; e dopo aver attraversato il salottino come davvero un ponte luminoso che trasportava da una riva all’altra di un oceano, domandò anche lui sottovoce:
— Come va che non ha gridato?
— È un maschio — ella rispose, con una lieve canzonatura nella voce.
Il principe disse, sullo stesso tono:
— Speriamo che non mi rassomigli.