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volessero addormentarsi; ma era un dormiveglia fissato da un incubo vago, indefinibile; da uno di quei sogni incipienti che fanno soffrire per il loro stesso carattere ambiguo. Andrà a finir bene? Andrà a finir male? Non si sa; e questo è il mistero doloroso del sogno.
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Annarosa era, fra i tanti, quella che più vigilava: ancor più della nonna. Il suo istinto, come quello del cane, sentiva odore di morte. Creatura bestiale, con la vita attraversata da un dramma che per lei era il più terribile del mondo, e invece consisteva nella semplice ed eterna storia della donna lusingata, violata e poi abbandonata, per dimenticare beveva; eppure non le mancavano una intelligenza e una certa cultura primitive, popolaresche. S’intendeva, per esempio, di medicina, perché era stata per anni una specie d’infermiera della principessa madre, afflitta da cento malanni: e quella stessa sera aveva letto con grande attenzione una nuova scoperta per fermare le emorragie.
Nessuno meglio di lei conosceva fisicamente ed anche moralmente la sua giovane padrona, sebbene questa non le avesse mai dato nessuna confidenza. E la considerava più infelice di lei,