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Ritirò di nuovo le gambe, si strinse una mano con l’altra. Ricordava che i cani piangono, quando sentono morire il padrone.
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Senza più pronunziare parola si alzò anche lui, e facendo al Dottore cenno di non muoversi andò fino all’uscio del salottino, lo spinse, interrogò con gli occhi Annarosa: gli occhi di lei, neri foschi e bistrati, gli risposero però in modo evasivo. Dicevano:
— Siamo qui e vegliamo come sentinelle minacciate di morte: ma non sappiamo altro.
La levatrice, che sedeva al tavolo di lavoro della principessa e sfogliava in silenzio una rivista di mode, s’era alzata e allungata, anche lei sull’attenti come un soldato: e fu per parlare, perché la lingua ce l’aveva per questo; e dire che non capiva il perché di tanti preparativi, di tanti allarmi, infine di tanto mistero, dal momento ch’ella aveva il giorno stesso visitato la principessa e trovato tutto in modo da prevedere un parto facilissimo più di quello di una brava contadina: ma non fiatò. Questa era la consegna, e pareva se la fosse prima di tutti imposta la principessa, poiché dopo il suo primo chiacchierìo con la nonna, adesso taceva. Tutti tacevano, adesso, anche il cane: e pareva