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— L’uomo, prima di ogni altra cosa, è malvagio. Questo lo disse uno che in materia di umanità se ne intendeva: ser Niccolò Machiavelli. E dunque, proseguendo nel nostro discorso, non mi sorprende che il contadino giù delle Quattrovie abbia ammazzato ieri il fratello per questioni d’interesse. Mala genìa tutti, in quella famiglia, fortunatamente sola fra tante. Ricordo, una decina d’anni fa, quando questi sciagurati fratelli erano ancora ragazzi, io possedevo due cornacchie nere, intelligenti e furbe: la femmina pronunziava anche qualche parola: chiamava il cane, se qualcuno entrava nella vigna, e imitava il grido degli altri uccelli. Tutti volevano loro bene. Solo questi indiavolati di ragazzi fecero di tutto per ammazzarmele a impallinate.

— Li conoscevo, sì, — disse il dottore, — e più di una volta ho predetto la loro tragica fine. Ma non si sfugge al proprio destino; e forse questo è davvero segnato in un libro che noi non conosciamo.

Senza volerlo, egli seguiva il filo del suo pensiero; ma se ne accorse e riprese:

— In quanto a cornacchie c’è poco da scherzare anche con loro. È l’uccello che più si rassomiglia all’uomo. Intelligentissimo, è capace, per il suo istinto di male, di accecare un bambino che dorme, e nello stesso tempo di morire di crepacuore se il padrone lo abbandona. Docile se lo si sa dominare, prepotente se si accorge