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tananza, di veder giù il paesetto, grigio di notte come di giorno, e di tornare, col pensiero, alla sua casa, al letto della nonna.

E la nonna rabbrividisce, nel suo primo sopore, e finalmente ha voglia di piangere. Alice ha ancora dieci anni, e s’è rifugiata nel grande letto ospitale, presso la vecchia, perché è una notte gelida d’inverno.

— Per scaldarti, nonnina, e per scaldarmi.

— Che ho fatto di te, bimba mia — piange la nonna sui tiepidi capelli della nipotina. — Ti parlavo sempre di grandezze, ti raccontavo fiabe fastose, di principi, di regine, di palazzi con sale dai cento colori: e così ti ho guastato la vita.

— Non piangere, nonnina; forse il Signore ci aiuterà. Piuttosto faresti meglio a pregare, come tu sai pregare; vedrai che il Signore farà la grazia di renderci tutti contenti.

E la nonna si mise a pregare. Non sapeva neppure lei quello che precisamente doveva chiedere a Dio perché il miracolo si avverasse; ma pregava con la fede più luminosa, quella fede che è già per sé stessa un miracolo di speranza e di gioia.