Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 30 — |
Ma il dottore non si commoveva: anzi si sdegnò sul serio per l’ultima frase della nonna.
— Degnato, degnato! Di che doveva degnarsi, il vecchio bacucco, guardando una rosa? Qui è stato l’errore suo, cara signora! Anche lei ha veduto nel pretendente non l’uomo che non poteva rendere felice Alys, ma il principe, l’uomo denaroso, il titolato, il diavolo che se lo porti. E le sue belle teorie sulla vita semplice, sull’amore e la coscienza del bene, sono cadute davanti a una mostruosa domanda di matrimonio.
— No, no, no, — protestava la nonna, — lei si sbaglia, lei è ingiusto.
— Mi sbaglio tanto, che la cosa è avvenuta. E so questo solamente, di preciso, cara donna: che se lei non voleva, Alys non sposava il principe, e adesso non sarebbe una spostata, con tutti i suoi milioni, una infelice, con tutti i suoi parchi e i suoi castelli.
La nonna protestava, ma in fondo sentiva ch’egli aveva ragione. Per ultima difesa disse:
— Che potevo fare, più di quello che ho fatto. Non ricorda che ho pregato anche lei, caro dottore, perché tentasse di dissuaderla?
— È vero, ma io non avevo autorità: e anzi, la signorina mi pigliava in giro, dicendo che volevo sposarla io. E forse sarebbe stato meglio.
Un sorriso illuminò la desolazione della nonna; ma egli parlava quasi sul serio, ed ella riprese: