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della vita moderna produce l’acido urico. Scarso è il conforto che questa notizia ci porta: e il nostro malumore si disperde piuttosto all’uscire di nuovo nella bella strada adesso tutta ricca di sole e di movimento. Alle logge degli appartamenti di lusso, nei piani nobili dei palazzi, si affacciano le cameriere di «bella presenza» col piumino da spolvero nascosto dietro la schiena; e giù, sui marciapiedi davanti ai caffè, ancora lieti di sedie e tavolini estivi, i forestieri incantati prendono l’aperitivo, godendosi a modo loro la città.
Godiamocela anche noi, a modo nostro, fermandoci davanti alla vetrina del libraio, dove i libri, ingenuamente vanitosi, ormai si lodano da sé stessi sulle fascette delle copertine; e poi risalendo in macchina e salutando a volo le fontane, le ville, i parchi, fino ai quieti sobborghi, pervasi ancora dalla musica biblica della chitarra e del violino ambulanti, e dove il viso della nostra dimora, scolorito per il lungo abbandono, ci avverte che è tempo di rientrare a casa e rimetterci a lavorare.