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giare di allucinazione. I fiori sopra tutto: i gerani di carminio esasperato, le dalie violette e le tuberose coi loro grappoli di carne feminea, il cui profumo vinceva anche l’orrore della tempesta. Poi, un brutto momento, mancò la luce: parve da prima uno scherzo, o che le lampadine chiudessero gli occhi stanche di stare così a lungo accese: si aspettò, sospesi in quel grande squilibrio universale: poi qualcuno rise: e quando l’uomo ride, di cuore, è segno che il padrone definitivo della situazione è lui. Furono accese le umili candele steariche, e qualcuno disse: viva l’antichità! Era probabilmente lo stesso individuo che ammirava il contadino Panfilio seduto davanti al suo focolare acceso. E le candeline anemiche si fecero forza per allungare le loro fiammelle, piangendo per la gioia tutte le loro lagrime bianche.

*

Durò tre giorni, la tempesta; in mare si tentava invano la ricerca dei pescatori annegati, e il porto, con le paranze abbrunate, pareva un cimitero. Tutto il paese rabbrividiva con quell’acqua livida di angoscia, che pareva non dovesse più riflettere i colori delle vele afflosciate: e il dolore di noi tutti fasciava, per sorreggerla, la