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Lascerò crescere sulla sabbia del tuo recinto le erbe, i giunchi, i cespugli marini: crescere, morire, rinascere; come il buon Dio vuole.

Non toccherò un fiore; non sarò più nemica neppure della gramigna: cresca anch’essa e stenda un tappeto di lana verde intorno al pozzo biblico.

Le tue stanze saranno come quelle dove è avvenuto un sequestro: non ci sarà che il puro necessario; e il sequestro lo avranno eseguito gli uscieri della mia esperienza e del credito del tempo e del denaro che ho prestato a me stessa per comprare oggetti inutili, ingombranti e odiosi.

E neppure libri voglio regalarti. Troppi libri e musiche si sono fatti, se non leggere e studiare, riordinare e spolverare da me. Quante volte li ho maledetti! Lascerò entrare nella mia nuova casa solo il foglio che porta l’eco della vita di un giorno e poi sparisce come è venuto, come l’eco della vita di un giorno.

I miei libri saranno le tue finestre: verso il mare e verso la pianura verde e azzurra di vigne e di tamerici: come da fanciulla voglio studiare ancora le pagine della natura; sola musica quella del mare e del vento, soli colori quelli delle stagioni e delle ore.

Non voglio quadri sulle pareti innocenti: e tanto meno specchi: sono stanca di vedere il mio viso, che d’altronde so non essere il mio vero