Pagina:Deledda - La vigna sul mare, 1930.djvu/276


— 270 —

camminavo smarrita e stanca, con un dolore di vagabondaggio nei pensieri, o meglio nei piedi polverosi, e con l’impressione mortale che più non c’era sosta nel mio andare, sollevando gli occhi dal biancore desolato della strada campestre vidi come uno degli antichi miraggi che rallegravano l’orizzonte della mia fantasia:


«Villa da vendere.»


Così è scritto sul frontone della casetta color biscotto, con le persiane di menta glaciale verde, che pare sbocciata dalla sabbia per l’opera magica di una fata e per mia esclusiva consolazione.

Mi tornano in mente le favole rugiadose dell’infanzia selvatica; un uomo cammina nel deserto o nella foresta: si è smarrito, ha fame, ha sonno, ha paura di non ritrovare più la sua strada e di essere divorato dalle belve; ma quando più dispera, vede come una siepe fiorita di rose: è la facciata di una casa. La porta è spalancata: egli entra; trova la tavola apparecchiata, il letto pronto, il lume acceso: e nessuno gli contrasta il possesso della quieta dimora.

Anche la villetta da vendere è aperta: vi penetro, mi guardo attorno: gli usci spalancati, il corridoio, la scala, tutto m’invita a proseguire nella mia visita, anzi nella mia istintiva presa di possesso. Poiché sento di essere già la pa-