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delle sue vane chimere; ma come farfalle notturne, esse penetrarono nella mia casa e si appiccicarono alle pareti.

Diventò allora lei la padrona, la casa che si era logorata nel lungo abbandono; e sfruttò il mio tardivo amore per essa. Richiese di essere rinfrescata, rivestita da capo a piedi: domandò ornamenti; pretese cose inutili e di lusso: così l’amante che non ama più, e però vende il suo amore.

Si era come investita dei miei gusti di un tempo, la casa modesta e silenziosa; voleva cose esterne e di colore, non per sé, non per far piacere a me e agli altri suoi abitanti, ma per gli estranei, per far loro vanitosamente credere di essere una casa ricca e felice.

E poiché le serve e gli operai non la contentavano, pretendeva l’opera mia: fatiche da galeotti e da pazzi, quali solo il maniaco amore per la casa può far compiere a una donna.

*

Fu davvero una vendetta tragica, che richiese il mio sangue e lasciò il mio fianco malato. Allora sono fuggita.

Ma non posso vivere nelle case degli altri. Troglodita d’origine, posso vivere anche in una grotta, ma che la grotta sia mia. E mentre oggi