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che aveva trovato in lui uno dei suoi più efficaci soggetti, tentò di attirarlo ancora: allora io mi lasciai scappare parole sgarbate a suo riguardo.
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Egli però non era uomo da offendersi, e mi mandò a dire che anche a distanza avrei sentito gli effetti della sua potenza.
Infatti il giorno stesso mi venne un gran mal di denti. Qui bisogna dire però che la nostra casa era in mezzo al bosco: uno di quei graziosi «villini affondati in mezzo al verde», la cui fotografia, riprodotta sulle cartoline illustrate, serve di réclame al luogo. C’era accanto una fontana con pretese artistiche, buona per l’acqua fresca, ma che attirava le zanzare crudeli. Posto incantevole, umido e malsano, dunque; e all’umidità della casa fu attribuito subito il mal di denti; e al mal di denti e alle zanzare i primi sintomi di ripugnanza a toccare la penna. Ma no, che non era ripugnanza; piuttosto impotenza. La penna è lì, coricata accanto al fido calamaio, sul tappeto il cui verde sbiadito va a sconfinare col verde vivo della persiana socchiusa e con quello denso dei castagni immobili pesanti sul cielo di smalto: è lì, e aspetta la mano materna che la prenda. Ma questa preferisce sostenere il peso della testa gonfia di pensieri; e non si muove, non si muo-