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di bella giornata, di raggi di sole dentro l’acqua corrente, di sogni di adolescenza. Vai pure, ragazzo, goditi la tua mattinata di libertà rubata: tu sei povero, sei figlio di servi, eppure sei più ricco e libero della principessa tua padrona. Ed ella lo congedò, con un gesto altero, che nascondeva l’invidia.
*
Poiché anche lei aveva voglia di correre ancora, di accompagnare la nonna giù fino al paesetto, nel quale fra la greggia delle piccole case, la sua appariva come un antico palazzotto che, pur dal basso, sfidava il possente castello.
Invano la nonna, uscite fuori nella bella strada in pendìo, frangiata dall’ombra dei pioppi, la respingeva dolcemente:
— Vai, vai; adesso basta: non venire oltre.
— No, — diceva lei, parlando a sé stessa, — ho voglia di tornare a casa. È ancora quella, la mia vera casa, con le sue camere solitarie animate di fantasmi, con la cucina ospitale e calda come un cuore giovane, con la vecchia terrazza che guarda sul mondo delle illusioni. Oh, nonna, a volte, quando mi sveglio nella mia camera di adesso, mi pare di essere ancora a casa, nella mia stanza grigia macchiata d’umido; poi apro gli occhi e vedo... Tutto un sogno capovolto; tutta un’allucinazione.