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miglia delle Anarcardiacee, la cui corteccia si adopera a conciar pelli.
Questa volta con le piante, o i semi, venne anche un uomo che si intendeva della loro coltivazione. A quanto pare la faccenda andò così bene che mio padre, lasciato ogni altro affare, decise di ampliare e intensificare la coltivazione. Trovò anzi un socio: un conciatore di pelli, che si era arricchito col suo mestiere, e adesso possedeva terre e faceva studiare il suo unico figlio, al quale, forse per far dimenticare il cattivo odore delle concerie paterne, era stato imposto il nome di Giglio.
Questo Giglio cominciò a fiorire nella mia fantasia dodicenne con tutto il profumo mistico e sensuale, con tutto lo slancio ed il puro e carnoso sbocciare verso il cielo, del fiore al quale era stato rubato il nome. Ma l’eroe, il quale aveva sì o no sedici o diciassette anni, poiché frequentava ancora il Liceo, mi piaceva sopratutto perché portava gli occhiali.
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Or dunque quell’anno, prosperando l’azienda, ed in vista di larghi guadagni, mio padre prese la scusa di andare a curarsi di un principio di dolori artritici, in una piccola stazione termale di proprietà di un suo amico, per condurre tutta