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lontananza infinita, di là dai monti, di là dal mare ancora a me sconosciuto: rispondeva al grido del mio essere anelante di espandersi in quella immensità. Ancora adesso il mio nome stampato mi produce come il riflesso di quella prima impressione.

*

Ma all’ebbrezza del successo seguirono amarezze e scoraggiamenti profondi. In famiglia non volevano che io pubblicassi le mie cose, non perché fossero vere fanciullaggini, ma perché non stava bene che una ragazzina di buona famiglia, con quei suoi atti di indipendenza spregiudicata, nuovi nel luogo, si esponesse alle critiche della gente.

E che critiche! Di quelle personali non mi importava: non guardavo in faccia nessuno: ma una mattina, indimenticabile mattina di primavera, mentre ci si disponeva ad andare a trascorrere la giornata in campagna, e io contavo di godermela a modo mio, fra le ginestre in fiore, con gli usignuoli, le coccinelle, le farfalle del buon Dio, ricevo una larga busta con dentro un foglio di carta protocollo scritto minutamente e non firmato.

Mi parve una di quelle sinistre irrevocabili sentenze notificate per mano d’usciere ad un