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intere notti a leggere, adesso non apri più un libro; non leggi, credo, neppure i giornali.

— Che me ne faccio, dei giornali? Tutte frottole. E il romanzo non l’ho già scritto? Dall’ago al milione: solo che il romanzo intitolato così è fantastico, mentre il mio è vero. E poi, chi ti dice che io non leggo? Leggo, scrivo, dipingo, ricamo e faccio fiori... Sono, insomma, come questa farfalla bianca, la vedi? che vola di fiore in fiore. Solo che i miei fiori, come quelli di Mimì, non hanno profumo.

E rise, e poi si rattristò: poi di nuovo scosse indietro i capelli, come fossero solo essi a infastidirla. La nonna non replicò: guardava però la farfalla bianca che andava di fiore in fiore e vi succhiava dentro e spariva nell’ombra, e riappariva nel sole, folle di vita; ma che non era una sola, come sembrava, sibbene due, eguali: a volte si accoppiavano, sullo stesso fiore; e il fiore e le farfalle felici sembravano una cosa sola, come una trinità divina.

Ella invece era sola, e peggio che sola, la principessa senza amore; questo il mistero della sua vana giovinezza, della sua vuota ricchezza, che la spingeva a succhiare il veleno delle sue rose finte.

E lei lo sapeva; e più di lei lo sapeva la nonna.

Quando furono davanti all’ultimo finestrone, a destra del grande cancello del parco, e giù del