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soglia della cucina, e subito fuggiva via quasi spaventato.
L’uomo, come tutti i solitari, era un grande osservatore: sentiva, anche se gli sfuggivano allo sguardo miope, le minime sfumature dei più piccoli avvenimenti, le più nascoste incrinature delle cose. In quell’andirivieni insolito e smarrito dell’uccellino leggeva come una misteriosa avvertenza: forse era morto il suo unico fratello, da lungo tempo malato di cancro, e il suo spirito, alleggerito dalla divina bontà della morte, gli passava accanto: ritornato bambino giocava nell’orto, tentava di rivedere la casa, di rientrare nel cuore del fratello. Gli occhi di questo si lucidarono di lagrime: le sue braccia si aprirono sul legno dell’altana, con un desiderio di abbraccio; e non si accorgeva ch’era lui, a ritornare fanciullo, solo perché pensava che forse il fratello aveva finalmente cessato di soffrire.
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E non si stupì nel vedere che un uomo, con una cappa nera svolazzante al vento, saliva la strada rocciosa che dal paese conduce alla sua bicocca. Era l’uomo che — portalettere, usciere, messo — portava sulle carte scritte le notizie buone e cattive del mondo; pareva un grande corvo, con le lunghe gambe irrigidite