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questo prossimo inverno, io qui non ci sto davvero: voglio andare in città e divertirmi.

— È così che intendi mettere giudizio? E poi bisogna vedere se tuo marito te lo permette. E in fondo, senti, amore mio, egli ha ragione, a tenerti a freno.

— Va bene, va bene — ella disse con ironica accondiscendenza. — È quello che vedremo.

Intanto avevano ripreso a camminare sotto braccio, lungo il tappeto di musco che copriva il viale. Quanti uccelli sugli alberi! Il fruscìo ininterrotto, quasi scrosciante, dei loro pigolìi, era solo dominato dal canto degli usignuoli che accresceva freschezza alla terra e al cielo. Anche l’edera del muro, i tronchi dei pini e delle querce, l’erba dei prati, erano animati di lucertole, di farfalle, di insetti: la perla scarlatta, punteggiata di nero, della mite coccinella, sembrava il cuore delle foglie, e le innumerevoli formiche che trascinavano le travi dei pinoli, davano l’idea di un popolo occupato in una misteriosa costruzione.

Ogni tanto i finestroni del muro si aprivano sul paesaggio circolare alla cui estrema linea pareva brillasse il mare. La nonna diceva:

— E poi ci sono tante cose belle, che riempiono la vita. Quando eri fidanzata dicevi: voglio studiare musica, voglio imparare a dipingere, voglio scrivere un romanzo. E saltavi per la gioia, dicendo queste cose. E mentre in quel tempo stavi