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LA CASA DEL RINOCERONTE

Si affacciava sopra un turbolento gomito del fiume Senio, la casa del Rinoceronte.

Il luogo era degno di lui: orrido o bellissimo secondo la stagione e l’ora: una rupe enorme, rivestita di musco verde e nero, tutta buche e scavi, asilo di rettili e di uccelli, affrontava, di là del Senio, la casaccia che, a sua volta, in fatto di prepotente antichità, e nello stesso tempo tenera, sotto e sopra i muri e gli embrici, di nidi, di parietarie, di rampicanti e persino di capperi e di vischio, pareva oramai far parte delle cose naturali che la circondavano.

Le rondini, specialmente, che forse da secoli ne avevano formato il loro luogo di villeggiatura, entravano e uscivano dalle finestrelle senza persiane, e alcune anche senza vetri; e tessevano l’incessante trama dei loro amori sopra l’orto verdiccio e lucido, che stava alla casa come lo strascico di damasco stracciato di una vecchia dama povera: ai loro stridi molli rispondevano quelli