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la cui testa era stata divorata dalla signora Mercedes. Allora, nella bottiglieria Giglio, accadde un fatto straordinario. Mentre il prepotente sor Pippo cercava entro di sé una risposta, e non trovandola arrotava i denti, l’avventore impellicciato si alzò dal suo tavolino e andò dritto al banco; pagò, poi disse qualche cosa al padrone: infine se ne andò, tranquillo, sollevandosi sulle orecchie il bavero che ancora aveva il tepore del castoro vivo.

Ed ecco il riccioluto signor Giglio avviarsi zoppicando al retrobottega, donde subito dopo uscì con un piattino che pareva d’argento e un calice che pareva d’oro. Il tutto depose davanti alla signora Mercedes, dicendo: — Ve lo offre quel signore con la bombetta.

Ella si sentì come squarciare le cataratte dei suoi occhi quasi centenari. Si alzò, si fece il segno della croce e disse: — Se ero ancora al mio paese avrei detto: quello è certamente il Figlio di Dio.

Tutti capirono il senso di queste parole: e, d’impeto, d’istinto, dal fondo dell’essere, scoppiò e percorse i loro corpacci un brivido d’infinita gioia; le donne rividero, oltre le dune di questa sabbiosa vita, sullo sfondo marino della fanciullezza, la figura del sacerdote che impartiva loro la prima Comunione.

E, sul piattino di latta, quel maritozzo con la bocca colma di panna, e quel calice entro la cui