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Ma subito la principessa si riebbe, si sollevò, scosse indietro i capelli. La corsa le aveva fatto bene: tutta la sua giovane carne sana palpitava di vita, e gli occhi le sfolgoravano di speranza. Balzò in piedi, e tirata su quasi con violenza la nonna, la costrinse a camminare con lei.

— Nonnina, lo so che mi credi matta. Lo dice anche lui, Sandro: ma vi sbagliate. Vi farò diventare io matti da legare.

— Oh, questo lo sappiamo già — ammise la nonna; e ne pareva tanto convinta, tanto accorata, che la nipote le prese il braccio, e glielo strinse forte, scuotendola dal vago terrore che, sia pure comicamente, traspariva dalla sua voce.

— Ma non senti che scherzo, nonna? Vedrai che, invece, metterò giudizio. Non è facile il mestiere della principessa quando non ci si è nati. Come vuoi che un povero, anche se diventa ricchissimo, possa svellersi dal corpo le sue abitudini di bisognoso? Tu sì, nonna, sei stata e sei sempre una gran signora, perché tale sei nata; ma io? Non ricordi che mio padre era un impiegato modestissimo? Toccherà ai miei figli rifarsi di tutto. Io, in fondo, odio il lusso, le etichette, quei mascalzoni di domestici, che sono tanti nemici. Ma vedrai che a tutto mi abituerò. Intanto,