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— Ho suonato tanto alla porta, per avvertirti, — egli diceva ansando; — non rispondevi; allora ho tentato di aprire lì. La casa è minacciata. Vedi!

La loggia, infatti, crollò: si sfece in un mucchio di rottami davanti alla portafinestra rimasta aperta intatta sotto il suo arco: i denari furono sepolti.

La zia Margotta si stringeva al nipote; ne sentiva il calore umido, il fiato ansante; ne sentiva le mani che cercavano ripararle la testa; e le pareva di sentirne anche il cuore che batteva come quello di un uccello ferito che però è riuscito a salvarsi.

Ma un senso di confusione le rimaneva nell’anima. Quale era il sogno? Quale la realtà?

Se Brunetto avesse davvero picchiato alla porta di strada ella avrebbe sentito. No, anche lui forse era stato colto da un incubo; aveva creduto ch’ella dormisse e tenesse i denari dov’egli sapeva ch’ella li riponeva....

La voce di lei lo aveva svegliato. Ad ogni modo ella pensava che l’arco della finestra li aveva salvati tutti e due da un disastro irreparabile.