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Perché, più che sotto la pioggia ed i lampi, aveva paura di percorrere, sola, spinta e respinta dal vento, il tratto di strada che dal paese andava alla stazione. E in quel momento le si schierarono davanti alla memoria i suoi cinque nipoti, tutti alti e vigorosi, come si offrissero ad accompagnarla e portar loro la valigia: il più insistente era Brunetto, il minore di tutti, quello che fino a pochi mesi prima era stato davvero il suo cavalier servente, in casa e fuori, devoto e affezionato, e poi, messo su dalla madre e dai fratelli, le si era rivoltato quasi con crudeltà.
— Via, via tutti, — ella disse ancora ad alta voce, scacciando con la mano gli invisibili fantasmi.
Per sfuggire ai fantasmi vivi e morti del passato, ella aveva deciso di passare il resto della notte nell’anticamera che dava su una terrazza dalla quale si scendeva nel giardino: ed anche per la ragione meno sentimentale ch’ella aveva nascosto i danari ricavati quel giorno stesso dalla vendita della casa, in un luogo che i ladri non avrebbero mai potuto indovinare, ma sul quale ad ogni modo bisognava vigilare. Lo scroscio incessante della pioggia l’allarmava anche per questo: poiché gli ottanta biglietti da mille, arrotolati e cuciti dentro un pezzo di tela cerata, stavano riposti, fino al momento della partenza, sopra l’architrave esterno della porta-finestra che s’apriva sulla terrazza. Il luogo era riparato dalla