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netti dei quartieri nuovi, ai quattro punti cardinali della città: specialmente nei giardinetti i cui proprietari non si possono permettere il lusso di un giardiniere laureato.

Ed ecco, quella mattina, il sor Checco sente che è venuta la sua ora buona. Un silenzio cristallino, di fuori: una stella, la grande stella che ancora guida i Re Magi verso Betlemme, ingemma il cielo lagrimoso. L’uomo si alza, cinge il suo grembiale di lavoro e parte. Scende e risale la valle tutta umida e pelosa come una grande ascella della città che stende di qua, di là, le braccia delle sue nuove costruzioni; costeggia il corpo addormentato della metropoli, giù, giù, fin dove il colosso che cresce ogni giorno allunga le sue gambe interminabili.

Laggiù egli conosce un posto dove una volta ha trovato non solo lavoro ma anche bontà; e vi si dirige col cuore sicuro, scuotendosi di dosso il freddo e la fame come gli uccellini che si svegliano sui rami dei pinastri già lucidati dalla vernice del sole.

*

Questi pinastri, nel giardino davanti al quale egli si è fermato, gli procurano però una delusione. Sono già tutti aggiustati e tosati per bene, in modo che sembrano vasi di smalto ver-