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Nel pomeriggio vennero a cercare il signorino i soliti amici: egli aveva dato loro appuntamento apposta perché la serva rispondesse che era partito per Genova in idrovolante, e godersi da lontano le loro facce: ma Landa si guardò bene dal soddisfarlo. Decise anzi di non aprire più la porta a nessuno, fermandola col paletto. Adesso la paura dei ladri era la più forte di tutte: grande fu quindi ancora una volta il suo terrore quando verso sera sentì qualcuno che, di fuori, dopo aver introdotto la chiave nella serratura, tentava di forzare la porta. Il suo brivido però si confuse e dileguò col suono del campanello. Se si suonava, non erano ladri; forse, anzi, un telegramma del signorino. E la voce di lui la rallegrò tutta.
— Apri, cretina, sono io.
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— Come ha fatto, così presto, signorino?
Gli occhi di lei, pieni di gioia e di perdono, sebbene stanchi e pesti, parevano adesso quelli dell’angelo della sera: egli tuttavia sentì un timbro di sarcasmo nella domanda precipitosa; e