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VOLI

— Sogno, o son desto?

Cantato con voce baritonale, questo verso scoppiò ed echeggiò come un tuono, nel silenzio sonnolento della casa; tanto che Landa, la serva quindicenne, sepolta nella profondità bigia della piccola cucina, trasalì di paura: cosa che del resto le avveniva anche per un improvviso ronzìo di mosca. Ma subito pensò:

— È lui.

Sì, era lui, il signorino, che ritornava dall’aver accompagnato i cari genitori alla stazione: i genitori che si erano mossi per un pietoso viaggio verso il letto probabilmente di morte di un ricco zio scapolo. Era lui, lo spilungone, il grosso folletto, il genio, la gioia e la disperazione della mite famiglia paesana, trapiantatasi in città più per lui che per altro. E quando apparve sull’uscio di cucina, del quale raggiungeva quasi l’altezza, sebbene le sue gambe fossero ancora nude, brune e scabre come tronchi, sullo