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aprì le braccia possenti come per stritolarlo contro il suo petto da capitano di corazzieri: ma il frate, che in quanto a robustezza soda e agreste non la cedeva a nessuno, volse tutta la sua attenzione, quasi innamorata, alla nonna quieta, facendole segni di benedizione e di augurio: «Siamo ancora qui, nonna, qui, fra il chiarore del fuoco e quello delle rose di aprile, e ci resteremo ancora per lunghi anni, poiché il Signore si dimentica volentieri di chiamare a sé quelli che vivono senza peccato».

— E questa signorina, — domandò poi, volgendo il viso raggiante a Pasqua, — questa bella moretta, che mi par già di aver conosciuto in Arabia?

— È Pasqua, il nostro unico e tardivo rampollo — dice il genitore, dandole sulle spalle una manata, che, per quanto amorosa e orgogliosa, la fa trabalzare e ingrugnire, spingendola ad allontanarsi da lui per sfuggire ad ulteriori manifestazioni di affetto.

— A tavola, a tavola. E ci racconti dove è stato tutti questi anni, padre Flaminio.

Egli fece un cenno, per calmare la zia impetuosa che troppo voleva; ma per gentilezza, mentre ella gli colmava il piatto, disse, mandando in su le sue grandi maniche:

— Si figuri: ho fatto il giro del mondo.