Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 144 — |
*
Tuttavia ci fu un momento di panico quando, già apparecchiata la tavola, già, in cucina, pronti ad esser buttati nell’acqua in bollore i cappelletti che odoravano simili a giunchiglie senza stelo, mentre le campane risuonavano come cembali nella festa della bella giornata, il frate ancora non appariva. Tutti lo aspettavano con ardore nascosto; anche le vecchie zie, che rivedevano in lui gli antichi sogni, che, anzi, civettavano con lui: anche la nonna quasi centenaria, che ricordava annate di cattivo raccolto e di sventure domestiche, quando egli era mancato: e tutti, compreso il capo della famiglia, sebbene spregiudicato e niente religioso, si sollevarono dal loro smarrimento quando l’ospite sacro finalmente arrivò.
E tanto più si rallegrarono, riconoscendo in lui padre Flaminio, che era venuto tanti anni prima, da giovane, e adesso tornava in apparenza invecchiato, con la barba grigia come un’onda a sera, ma con gli occhi sempre da serafino: anche la bocca ridente era sempre quella, anzi più scintillante ancora, per i denti d’oro che l’adornavano.
Le vecchie zie gli si fecero intorno, arrossendo fanciullescamente; ed anche il capo della famiglia