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IL PICCIONE

Come spesso usava, anche quel giorno, nelle ore in cui la breve spiaggia è deserta e il vento soffia da ponente, sbattendo le onde contro gli scogli, la gobbina uscì di casa e scese verso il mare. Aveva un grande ombrello di seta verde, a fiori, non veramente di moda, ma ottimo per ripararla dal sole a picco e dalla cattiva curiosità del prossimo: e lo teneva rasente alla testa, come un vasto cappello. Della sua piccola persona si vedevano solo le gambe di bambina, ben fatte, ben calzate, e i piedini che, dentro le belle scarpette bianche felpate, davano l’idea di due zampine di gatto.

E di gatto che ha caldo, che ha sonno e cerca un nascondiglio fresco dove accucciarsi, ella aveva l’andatura sorniona e svogliata. Scese dunque giù, per la breve china verde e insidiosa di gramigne, trovò il suo posto, in una specie di nicchia che il vento aveva scavato nella sabbia, e vi si adagiò, avendo cura di tirar giù