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salotto; ma la bella gèisha, pure accettando l’invito, anzi mandando giù d’un sorso il liquore, ripeté il gesto della contadina.

Altro che bicchierino voleva: forse quattrini, pensa il signor Manuel; ma fra di sé anche lui risponde: no, no, cara signora Lauretta.

Già scoraggiata, non del tutto però, ella riprese:

— Lei ha già capito che voglio un favore. Non si allarmi: si tratta di poco. E adesso le spiegherò. Ho fatto un matrimonio di amore. Mio marito guadagna poco, e la mia famiglia, che era contraria a questa unione, mi passa un mensile modestissimo. Ed ecco, caro signor Manuel, gli splendori di un tempo sono spenti: le belle toelette di prezzo tramontate come stelle filanti: ci si contenta di vestitini fatti alla meglio! Il tuo cuore e una capanna! Eppure io vorrei, anche per dare una soddisfazione a mio marito, fare bella figura sabato sera, alla festa dello stabilimento qui sul mare. Lei deve aiutarmi. Riconoscerà che dei bei guadagni gliene ho fatti fare anch’io. Inoltre, io le voglio bene, e lei me ne deve volere ancora. Dunque, io porto la stoffa, tutto quello che occorre, e lei mi taglia il vestito: si lavora assieme, in segreto. Nessuno ha da sapere che il cavalier Brischi è stato il più grande, il più delizioso sarto per signore: il nostro caro signor Manuel, infine. Sì, sì, mi dica subito di sì!