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letto: eppure, la vigilia della festa, anche lei, aiutata dalla suora alla quale aveva trasmesso il segreto della sua arte, si alzò presto e si sentì arzilla come un tempo.
Il sole rallegrava la grigia stanza dal basso soffitto di legno, e dalla finestra aperta si vedevano le rocce di basalto scintillare come per una luce interna.
Per la prima volta la vecchia suora domandò come andavano le cose della festa.
— Benissimo. Tutto è pronto. Anzi, adesso, col caffè, vi porterò i biscotti.
Questa notizia finì di esaltare suor Vittorina. Per un istinto di abitudine ella sedette davanti al telaio e prese fra le mani, simili a quelle degli exvoto di cera appesi nell’oratorio, la spola gonfia di filo: l’accarezzò, se la mise in grembo, cominciò a pregare: e pareva sussurrasse tante piccole confidenze a quella sua compagna di pensiero, che aveva in qualche modo tessuto la trama dei suoi giorni. E si vedeva che doveva domandarle anche un consiglio, perché quando la spola, come per un moto di vita propria, le scivolò dal grembo e si nascose sotto il telaio, ella prese il filo per trattenerla, e, col viso rischiarato da una gioia puerile, disse sottovoce: — Tu hai ragione: ed io lo farò; vedrai che lo farò.