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parve colto dal brivido del pericolo mostruoso. Nel suo terrore incosciente, anche la donna pensò che il fuoco poteva arrivare fino a lei e arrostirla viva sulla graticola della ringhiera. E ricominciò a gridare chiamando Panfilio.

Nessuno le rispose. Dalla casa del contadino vide però uscire un essere strano, una grande cavalletta, che saltava agitando le ali nella luce cremisi dell’incendio. Era il vecchio che con due frasche correva ad aiutare a spegnere il fuoco.

*

E solo quando il fuoco fu spento, giù, nel silenzio stupito della strada, si sentì finalmente la calma e un po’ nasale voce di Giollo. Egli parlava con Panfilio, e si fermò un momento da lui per riprendere la chiave. Solo allora Cristina si rinfrancò, anzi ebbe un moto felino di rivolta; e attese in armi il marito ritardatario. Ma egli non aveva fretta: rimise a posto le sue cose, poi salì, con un passo pesante da vero carceriere.

— Ho fatto tardi, — disse, cercando di scusarsi, — perché mi sono fermato ad aiutare a spegnere l’incendio, giù dai Pagnini. Quelle sono disgrazie! — aggiunse, ma come per conto suo. — Tutto, tutto hanno perduto, i Pagnini: il grano, la paglia, il fieno: una vacca s’è ustionata,