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76 | la via del male |
L’asinello s’era fermato, come per ascoltare, e zia Caderina gridò invano:
— Va, va!
Solo quando le due cugine furono uscite l’animale riprese il suo giro paziente intorno alla mola.
— Andiamo dunque alla Funtanedda, — disse Maria.
Andarono. L’una a fianco dell’altra, slanciate ed eleganti, vestite nello stesso modo, con le anfore rovesciate sul capo, le due cugine parevano due sorelle bibliche, Rachele e Lia, Marta e Maria, dirette alla fontana.
Chiacchierando scesero sino allo stradale di Orosei, lo stesso che Pietro aveva percorso ritornando dalla vigna.
Qualche borghese passeggiava, lento e tranquillo, respirando l’aria profumata della valle; qualche donna scendeva alla fontana, qualche paesano conduceva i buoi o i cavalli all’abbeveratoio: fuochi di dissodatori che incendiavano le brughiere cominciavano a rosseggiare nello sfondo azzurrastro dei monti d’Oliena.
Sabina e Maria, giunte alla fonte, sedettero su un masso, aspettando che altre donne prima arrivate colmassero le loro anfore. La sera calava splendida e molle; l’Orthobene sorgeva al di sopra dello stradale, grigio e roseo sul cielo cinereo: l’ombra si addensava in fondo alla valle, ma i profili delle ultime case di Nuoro e della cattedrale fantastica spiccavano sul ciclo d’oro.