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sione per farsi servire meglio. Ed egli, dal canto suo, avrebbe profittato della benevolenza e della furberia di lei.

E avrebbe riso. Le donne si beffavano di lui; egli voleva ridersi delle donne.

Ma ad un tratto diventò taciturno e cupo. Curvò la testa, poi la rialzò vivacemente, sollevò ancora il bicchiere.

Maria avvicinò la caraffa.

— Ma io ho sofferto la fame. — egli disse, incoscientemente, già mezzo ubbriaco, cercando ancora gli occhi di lei. Ma ella non lo guardò più.

Da quel momento egli perdette la coscienza di ciò che avveniva in lui; solo si accorgeva di seguire con gli occhi ogni movenza di Maria, e aveva paura che i padroni si accorgessero del fuoco di desiderio che gli ardeva nel sangue: ma non poteva staccare lo sguardo dalla persona di lei.

Ebbe però l’accortezza di lasciare i compagni e sdraiarsi in un angolo del cortile, non lontano dalla porta della cucina. Il vino e il calore del meriggio gli davano una specie di febbre; il ronzio delle mosche e delle api si fondeva col ronzio interno della sua testa in fiamme.

Così egli vide il giovinotto e le ragazze andarsene e i padroni ritirarsi per far la siesta nella loro camera. Maria rimase in cucina. Attraverso il suo dormiveglia da ebbro, Pietro udiva la giovine padrona andare e venire, rimettere in ordine la cucina, macinare il caffè. E gli pareva di se-