Pagina:Deledda - La via del male, 1906.djvu/34

32 la via del male


Quasi certo che le due ragazze si beffavano di lui, Pietro volse le simile indispettito e s'allontanò.

— Addio, — gli disse Sabina, tirandosi dietro, su per la china, il cavallo carico.

Egli la guardò, ma non rispose. Ella si volse parecchie volte, e giunta sullo stradale s'affacciò sul paracarri. Poi le macchiette colorate delle due cugine, coi loro cavalli carichi, sparvero allo svolto dello stradale, nella luce rossa del tramonto che incendiava le rocce della montagna, e Pietro rimase solo nell'omhra della valle. Anche sull'anima sua era caduto un velo d'ombra.

— Ho fatto male a indispettirmi, — pensava. — No, ella non rideva di me: ella mi vuol bene. Ma io son povero, e il povero è come l'ammalato; ogni piccolo urto lo fa soffrire. Basta, rimedierò. Ella verrà alla vendemmia; io la pregherò di venire con me, nel filare ove io coglierò l’uva. Andremo avanti, avanti, lontani dagli altri, e mentre io con la falciuola spiccherò i grappoli ed ella li raccoglierà, ci diremo tante cose. Poi io l'aiuterò a caricarsi il cestino sul capo, e ci guarderemo: forse potrò anche baciarla... Sì, Maria è più bella, ma Sabina è più buona.

— Ah, l’altra, — pensò dopo un momento, rivedendo con un impulso di desiderio la figura voluttuosa della giovane padrona, — come è cattiva! Non ci ha lasciato soli un momento! Vorrei fosse qui, ora: la butterei per terra, la bacerei morsicandola. Ecco, vipera: tu non vuoi che gli altri si amino, tu non hai voluto che io baciassi tua