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la via del male | 313 |
passava, correva col sole: quella linea d’ombra lentamente mobile aveva qualche cosa di vivo, era un nemico che s’avanzava...
E una domanda echeggiò finalmente nell’anima della disgraziata:
— Che fare? Che fare?
Fra poco egli sarebbe rientrato. Maria lo vedeva, come l’aveva veduto pochi momenti prima nel suo sogno amoroso: egli la chiamava, s’avvicinava, si gettava su lei, e il suo abbraccio la soffocava... Ecco, egli aveva perduto la sua spoglia di amante: appariva nel suo vero aspetto d’omicida e di ladro...
Che fare? Che fare?
Di nuovo Maria diventò incosciente. S’alzò, pensò di fuggire, di correre alla vigna per domandare protezione a suo padre; s’avanzò fino al portone, ma la stessa frase della lettera, che aveva destato il suo delirio di paura, le ritornò in mente e la calmò. «Maria, sii prudente».
Chiuse il portone con la spranga e si aggirò intorno al cortile come una belva assediata nel suo covo dal cacciatore inesorabile.
Che fare? Che fare?
I ricordi la riassalirono con violenza, sovrapponendosi, mischiandosi ai suoi terrori, alla sua angoscia, alla sua speranza, e rendendo più torbido il caos della sua mente.
Ella rivedeva la figura di Pietro, nel crepuscolo lunare, in fondo al sentiero della tanca; ricordava tutti i particolari della morte di Francesco, tutti gli avvenimenti dei suoi lunghi anni di vedovanza;