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la via del male 311

il suo cappotto alla parete di cucina, dietro l’angolo della porta... Era una giornata fosca e triste... Ella gli aveva versato da bere e lo aveva guardato con diffidenza, poichè egli godeva cattiva fama, sebbene nulla giustificasse allora questa calunnia.

Poi i giorni erano passati, così, come passano le nuvole nell’aria, senza lasciar traccia... Che aveva ella fatto durante quel tempo? Aveva sognato: era bella e beffarda, lo ricordava, sì, ed era superba come una figlia di re.

Perchè era poi caduta tanto in basso? Aveva ascoltato il suo servo, ed a poco a poco s’era abbandonata a lui come l’ultima delle donne. Egli era buono, allora; ella lo aveva creduto docile e mite come un bambino e ne aveva fatto od aveva creduto farne un suo trastullo... Ma ora ricordava le parole e le promesse di lui, in quel tempo.

— Io diventerò ricco, io sarò fortunato... per te... Farò l’impossibile...

Ah, fin d’allora egli doveva essere un ladro o pensava di diventarlo. E lei, cieca, non vedeva; sorda, non udiva: sentiva solo il sapore dei baci di lui, e non si accorgeva che questi baci le avvelenavano la vita.

Eppure, se egli tornasse! Se egli tornasse e con uno di quei suoi baci selvaggi le facesse dimenticare quest’ora di spaventoso tormento!

— Come, io dubito di lui? — grida una voce dal profondo dell’anima sgomentata.