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improvviso trionfo dei sensi, questo risveglio della giovinezza stanca di dormire.

Ma quando il desiderio non l’accecava, ella provava ancora un vago malessere; un rimasuglio di rancore le fermentava in fondo all’anima: non poteva perdonare a Pietro la sua origine volgare, e gli rimproverava ogni più piccola mancanza. L’antica padrona risorgeva in lei, prepotente e beffarda.

Così s’arrabbiò perchè al quarto giorno egli non ritornò da Cagliari.

— Eccolo che comincia a mentire! C’era bisogno di promettere, se non poteva mantenere? Che fa ora laggiù? Si diverte, ecco tutto: chissà... — pensava.

Il sesto giorno cominciò ad inquietarsi.

— E Pietro che non torna e non scrive!... Deve essergli accaduta qualche disgrazia. Stanotte ho sognato una lettera listata di nero, che non potei leggere: mi fece una triste impressione; mi svegliai tremando.

Quella sera ricevette infatti una lettera di Pietro. Prima di leggerla la palpò a lungo, con una specie di voluttà; poi per leggerla si ritirò nella sua camera. Egli le domandava perdono del lungo indugio, diceva di averle scritto una cartolina, ch’ella non aveva ricevuto, e le esprimeva il suo amore con frasi rozze ma ardenti. «Ti abbraccio e ti bacio mille volte, come quella domenica; ti stringo forte, muoio dal desiderio di starti vicino e di baciarli ardentemente».