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288 | la via del male |
— Mia moglie non ha bisogno di raschiare scorza, — rispose il contadino. — Tuttavia, vedremo... Glielo dirò.
— Eccola là: domandaglielo subito, perchè mi occorre sapere il numero delle persone che vogliono andare alla lavorazione.
Sabina, infatti, con una bambina fra le braccia, guardava «su pinnòne» e chiacchierava con altre donnicciuole.
Senza preoccuparsi delle proteste e dei fischi, l’uomo magro saliva, saliva sull’albero; ancora uno slancio ed eccolo arrivato. Per un momento la folla ansiosa tacque; il sole scomparve; il cerchio si fermò.
— Bravo! — gridò l’Antine, agitando il braccio verso il vincitore, che era arrivato a toccare il cerchio e ne aveva strappato la borsa.
Per reazione, allora, tutti applaudirono: l’uomo scivolò giù, tirandosi dietro il cerchio, e arrivato a terra, nonostante le proteste, gli spintoni, le grida dei ragazzacci che volevano esaminargli i piedi, strappò i fazzoletti, i formaggelli, le scarpe, fece di tutto un fagotto e se ne andò.
L’Antine, seguito da Giuseppe Pera, s’avvicinò a Pietro e lo guardò sorridendo.
— Hai veduto? — gli disse con intenzione. Così si fa!
Pietro scosse la testa col suo gesto sdegnoso. «Così si fa!» Lo sapeva. Le sue labbra, ancora ardenti dei baci di Maria, sorridevano; i suoi occhi scintillavano di gioia.