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pianto, e rievocava con particolari suggestivi la terribile scena della scoperta del cadavere di Francesco, il viso di Pietro pareva rammollirsi, la maschera si sformava, la bocca esprimeva una pietà quasi infantile, un desiderio di pianto, e gli occhi vitrei s’accendevano come al riflesso del fuoco.

Maria lo guardava e sempre più si convinceva dell’innocenza di lui.

Egli era sempre il fanciullo d’una volta, apparentemente fiero, buono e pietoso in fondo. La sua fisionomia, fosse quella d’un uomo indifferente o quella d’un amico pietoso, non era la fisionomia d’un colpevole. Ella aveva sognato.

Dopo quella sera egli ritornò spesso dai suoi ex-padroni.

Un giorno anzi acquistò da Maria, che aveva ereditato solo una parte del patrimonio di Francesco, alcuni tori e un pajo di buoi. Per combinare l’affare egli venne in compagnia di un giovine istranzu, Zuanne Antine, che presentò come suo socio.

A proposito di vacche l’Antine ricordò il servo Turulia. In quel tempo tutti credevano che il presunto assassino di Francesco si fosse rifugiato, con altri banditi, sulle montagne della Corsica.

— Una volta ho acquistato una vacca, da questo Turulia. Me la vendette a buon prezzo, tanto ch’io dubitai fosse rubata; ma egli mi presentò due testimoni, — disse l’Antine.

— Chi erano? — domandò Maria.