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la via del male 261


Sì, avevano ragione le prefiche: egli era stato buono come un agnello, e come un agnello era stato sgozzato.

Da chi? Da chi? La figura misteriosa dell’omicida vagava nel buio; a momenti però i ricordi della vedova si schiarivano: ella rivedeva la figura di Pietro Benu, in una chiara sera di maggio, nello sfondo del sentiero che attraversava le tancas... Egli aveva in mano un coltello e procedeva cauto come un bandito...

Nei suoi sogni tormentosi Maria faceva ipotesi spaventevoli: Pietro aveva ucciso il servo, poi, col pugnale di questo, aveva compiuto la sua vendetta... Egli aveva dei complici; forse i banditi, che non mancavano in quei dintorni; forse gli stessi pastori che si fingevano amici...

Un delirio di sospetti, di dubbi, di pensieri atroci, di rimorso e di terrore, la tormentò per giorni e giorni. Ma le sue labbra rimasero chiuse; ella non accusò nessuno, e non imprecò contro il servo scomparso. La fama della sua bontà, del suo coraggio, del suo dolore rassegnato, la cinse di un’aureola poetica.

Per tre giorni una lunga processione di gente sfilò davanti alla giovane vedova. Tutti le ripetevano:

— Abbi pazienza, fatti coraggio, - ed ella finì col convincersi che bisognava aver pazienza e farsi coraggio.

Poi tutto ritornò calmo intorno a lei: il focolare venne riacceso, zio Nicola, serio e triste come un