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lasciare la cugina e gli zii. Rimasero presso la vedova alcuni parenti del morto.

Il fuoco non fu quel giorno acceso in casa Noina e nessuno pensò a preparare il pranzo: ma verso mezzogiorno tre donne portarono tre grandi cestini, entro i quali i parenti e gli amici dei Noina mandavano il desinare bell’e pronto. Zia Luisa ringraziò, solenne e maestosa nel suo dolore; tutti finsero di non toccar cibo, ma i cestini furono egualmente vuotati.

Maria aveva la febbre; al coraggio ed al sangue freddo, che l’avevano sostenuta nei giorni prima, seguiva in lei un accasciamento quasi morboso.

Le pareva d’essere ancora nella tanca, accoccolata entro la capanna dei pastori amici; aspettava Francesco, ma sapeva ch’egli non sarebbe ritornato mai più.

Visioni terribili la tormentavano; vedeva Francesco assalito dall’assassino; il coltello si affondava nelle carni dell’infelice, il suo sangue sprizzava lontano...

Un buio misterioso e denso come un velo nero avvolgeva la figura dell’assassino. Chi era? Il servo o Pietro Benu? Questo mistero era il maggior tormento della vedova.

Poi ella si scuoteva, si guardava attorno, cercava di rientrare nella realtà. Ora le pareva di aver amato Francesco di vero amore; ricordava i suoi occhi, i suoi baci, le sue carezze. Come egli era stato buono!