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246 la via del male


Maria sedette sul sacco: il suo viso sembrava di cera.

Chi poteva far del male a Francesco Rosana? Ella sola lo sapeva.

— Oggi, — disse il pastore, mentre Antoni si allontanava ancora, — oggi ho sentito Francesco questionare col servo. E che, non vanno d’accordo?

— No; ed è appunto di Turulia che io temo. Francesco diceva che questo brutto ceffo ha cattive relazioni, e che probabilmente è d’accordo coi ladri delle vacche. Ve lo dico in confidenza, eh?

— Sta tranquilla, non lo ripeterò; ma anche gli altri pastori hanno sentito Francesco e Turulia litigare.

Maria tacque e socchiuse gli occhi.

Il pastore la credette assopita e uscì fuori. Ma ella non dormiva: la disperazione cresceva in lei, la invadeva tutta, l’affogava, come un’acqua silenziosa che salisse, salisse implacabile.

— Francesco è morto, ed è Pietro che lo ha ucciso... Ed io devo tacere...

Questo pensiero non l’abbandonò più; tuttavia ella sperava d’ingannarsi, ed aspettava, aspettava. A momenti lo sembrava di udire il passo leggero di Francesco avvicinarsi; apriva gli occhi e guardava, ma al barlume giallognolo del fuoco scorgeva solo il profilo nero del pastore che vigilava seduto accanto all’apertura della capanna.

— Zio Andria, non si vede nessuno?

— Nessuno ancora. Sta tranquilla e dormi: verranno fra poco.