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242 | la via del male |
rompeva all’improvviso, e qualche gemito indistinto di uccello notturno, le sembravano deboli voci emesse dalle quercie addormentate.
Così arrivò al confine della tanca, saltò la muriccia, varcò un altro prato: il suo turbamento cresceva, il cuore le batteva violentemente.
— Francesco? Francesco?
Silenzio. Un punto rosso brillava in lontananza. Ella si diresse verso quel punto; ogni tanto si fermava, sembrandole di udire voci e passi umani. Un cane abbaiò, un altro rispose in lontananza.
— Francesco deve essere tornato all’ovile: non ci siamo incontrati. Ho fatto male a muovermi.
Ma giacchè era avviata, proseguì verso l’ovile di Antonio Pera.
— Antoni, Antoni, — cominciò a gridare.
Il punto rosso per un momento si spense; una figura nera attraversò di corsa il prato.
— Chi è?
— Sono io, Antoni Pera. — ella gridò con voce ansante.
— Maria! Che è accaduto?
— Ah, Antoni, che paura! Francesco non è venuto al tuo ovile? Dov’è andato? Ho tanta paura.
— È venuto qui, mezz’ora fa circa; è ripartito subito, dicendo che faceva il giro della tanca e poi ritornava subito da te. Sarà già all’ovile. Andiamo, ti accompagno.
Ritornarono indietro, ma nonostante le parole del pastore Maria tremava tutta, assalita da un tremito nervoso.