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236 | la via del male |
parti? Le pareva d’averlo ben riconosciuto; sì, era lui, alto e svelto, con la sua sopragiacca di pelle giallognola; nessun altro paesano nuorese aveva il portamento fiero di Pietro Benu, ed ella poteva ben riconoscerlo anche al chiaro di luna e in lontananza.
Ma dopo un momento ella si scosse, guardò ancora, ascoltò. Niente, nessuno. La pace infinita della notte lunare stendevasi sulle tancas solitarie: all’ombra delle macchie le lucciole verdognole splendevano: fra l’erba i grilli trillavano la loro interminabile serenata.
— No, mi sono ingannata, — pensò Maria; e ritornò verso la capanna.
Una vaga inquietudine la spingeva; accese il lume e preparò tutto per la cena, ma ogni piccolo rumore la turbava.
Francesco non tardò a ritornare.
— Nessuna traccia della vacca, — egli disse, adirato. — Vedrai che non si ritroverà. Ah, la finiremo male con Turulia: egli è veramente un nibbio.
— Che colpa ne ha lui?
— Che colpa? Glielo spiegherò io. Girano certe figure da queste parti!
Maria non osò dire che aveva creduto di veder Pietro.
Francesco le disse:
— Anche ai pastori vicini sono stati, in questi ultimi tempi, rubati tori e vacche. Ci deve essere una vera associazione: banditi e malfattori che se la intendono con qualche servo pastore, e naturalmente anche con questo famoso nibbio...