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la via del male 219


— Vuoi farmi un piacere? — disse allora Pietro al giovine possidente. — Devo anch’io regalare una moneta alla sposa: non mi piace darle una carta da dieci lire. Potresti cambiarmela e darmi due scudi d’argento?

— Fai le cose a dovere, perdio! — osservò l’altro. — Mi dispiace, però, non ho gli scudi.

Ma Pietro ebbe un’idea felice; chiamò zia Luisa in disparte e le domandò se poteva cambiargli in argento le dieci lire.

— Se vuoi anche in oro, figlio mio, — disse zia Luisa. - Tutto quello che vuoi.

— Bene, datemi mezzo marengo.

Zia Luisa cambiò il denaro e Pietro tenne entro il pugno la monetina d’oro.

— Andiamo, — disse poi al giovine proprietario. — Addio, zio Nicola.

— Come, te ne vai, Pietro? Bevi almeno.

— Ebbene, date qui.

Egli bevette un bicchiere di vino forte, poi si avviò, seguito dal suo nuovo amico. Nel cortile si fermò un momento, ridendo; sentiva una dolce vertigine, e gli pareva che dentro il suo pugno la monetina d’oro palpitasse forte come cosa viva.

— Addio, zia Luisa, — gridò, mettendo la testa entro la porta di cucina. — Addio, Sabina bella...

— Addio, — rispose Sabina, correndo come una pazza fino al limitare della porta.

Ma quando uscì nel cortile, ella vide una scena strana. Pietro e il compagno s’avvicinavano agli