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218 | la via del male |
mente, come l’albero accarezzato dalla brezza; guardava la bocca della sposa e provava la gioia dello assetato che avvicina le labbra allo zampillo della fontana...
Ma ella guardava lontano, ed i suoi occhi splendevano d’una luce vaga, che sembrava il riflesso del cielo e forse era il riflesso d’un sogno triste...
Pietro intanto era risalito nella stanza ove zio Nicola s’ostinava a tentare ancora qualche verso.
— I tempi cambiano, — disse il contadino anziano dai vino roseo e la barba nera. — Un tempo si cantava fino alla mezzanotte, o almeno finchè gli sposi si ritiravano, e si ballava molto, anche. Ora i giovani son fiacchi, la gente è stanca e non ama divertirsi. Le nozze sembrano funerali.
— Ho anche osservato una cosa, — disse il pastore che aveva trinciato il porchetto arrostito. — Un tempo si usava baciare la sposa sulle guancie, e qualche burlone la baciava anche sulla bocca. Ora niente: pare si abbia paura. Nessuno ha baciato Maria.
— Voglio baciarla io, — esclamò il contadino, battendo le mani. — È vero che bisogna baciarla mentre le si fa un dono. Il dono io gliel’ho già fatto, ma il bacio lo voglio ancora...
— Ebbene, se la baci tu la bacio anch’io, — disse il giovine proprietario.
— Francesco Rosana vi romperà le costole.
— Un corno! E che non è usanza antica? Sua madre, quando si sposò, fu baciata da tutti gl’invitati.