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la via del male | 213 |
punta dell’indice e quella del pollice unite, e cominciò a declamare una strofa del poema: Su triunfu d'Eleonora d'Arborea, di un poeta sardo:
Cando s’amore cun sas frizzas d’oro
Sa prima olta m’hat fertu su sinu...
— Che matto, — disse Maria, nascondendo il viso nel tovagliuolo, per non lasciarsi scorgere a ridere. — È ubbriaco.
Zio Nicola s’alzò, fece un cenno al giovane istranzu, e questo tacque. Allora il padre della sposa sedette a cavalcioni sulla sua sedia, battè il bastone sulla tavola, e cominciò la disputa nuziale. Invitò i poeti presenti a rispondergli, poi fece un brindisi agli sposi e inneggiò al «santo matrimonio e alle sue gioie».
Rispose un giovine poeta estemporaneo, assai noto per le sue belle improvvisate. Egli cominciò a lodare le bellezze della sposa e le virtù dello sposo; zio Nicola mise una mano sull’orecchia e stette ad ascoltare, preparandosi a rispondere.
Dalla porta spalancata penetrava il sole al declino; si scorgevano sul cielo intensamente azzurro gruppi di nuvolette bianche che salivano lente sull’orizzonte, come agnellini su per una china, e davano al pomeriggio una dolcezza, una calma soave.
A poco a poco i commensali, annoiati dalla disputa dei poeti estemporanei, si alzarono e scesero nel cortile. A tavola rimasero solo i cantadores,